Pandino - Animalisti contro l’allevatore: il coniglio morto e la denuncia per calunnia

Il pomeriggio del 9 maggio 2016, due attivisti di un’associazione animalista milanese si sono presentati presso un’azienda agricola di Pandino, nel cremonese, gestita da un allevatore 65enne con decenni di attività alle spalle. L’uomo allevava circa 50 conigli in gabbie industriali omologate, regolarmente acquistate e conformi alle normative regionali ed europee.

I due attivisti, senza qualificarsi formalmente, hanno chiesto di acquistare un coniglio e ne hanno richiesto la macellazione sul posto — pratica consentita dalla legge per il proprietario. Subito dopo, hanno contestato la procedura e denunciato presunti maltrattamenti, chiedendo il sequestro degli animali e l’affidamento in custodia giudiziaria.

I Carabinieri di Pandino, intervenuti su richiesta degli attivisti, hanno effettuato un primo sopralluogo. Gli animali apparivano in buono stato, le gabbie erano conformi, e non vi erano segni evidenti di sofferenza. Tuttavia, per scrupolo, è stato richiesto l’intervento dell’ASL veterinaria di Crema per il giorno successivo.

Nel frattempo, i due attivisti hanno depositato una denuncia formale presso la caserma e sono tornati all’allevamento, coinvolgendo la Guardia di Finanza, altri attivisti e persino alcuni giornalisti. Il blitz mediatico era in pieno svolgimento.


🗣️ La versione dell’allevatore: “Mi hanno incastrato con un coniglio”

Secondo quanto riportato dal Milano Post, l’allevatore — la cui identità è stata tenuta privata per ovvi motivi — ha raccontato di essere stato avvicinato da due attivisti che si sono presentati come semplici clienti. Hanno chiesto di acquistare un coniglio e ne hanno richiesto la macellazione sul posto, pratica consentita dalla normativa per il proprietario ci tengo a ribadire. Solo dopo aver ottenuto l’animale, hanno iniziato a contestare le condizioni dell’allevamento, accusandolo di maltrattamenti e chiedendo il sequestro degli animali.

L’uomo ha dichiarato di aver sempre operato nel rispetto delle regole, con gabbie omologate e animali in buono stato. Ha definito l’episodio una “trappola mediatica”, orchestrata per creare un caso e ottenere visibilità. Dopo il sopralluogo dell’ASL, che ha confermato la regolarità dell’allevamento, ha sporto denuncia per calunnia e interruzione di pubblico servizio.

⚖️ La verifica e la denuncia

L’11 maggio, il veterinario dell’ASL ha effettuato il sopralluogo e ha certificato il corretto stato di salute dei conigli, la regolarità dell’allevamento e la liceità della macellazione. A quel punto, le autorità hanno proceduto con la denuncia dei due attivisti per:

  • Calunnia: per aver accusato ingiustamente l’allevatore di un reato

  • Interruzione di pubblico servizio: per aver mobilitato Carabinieri, Finanza e ASL senza fondamento

In aggiunta, è stato emesso un foglio di via obbligatorio dal Comune di Pandino, valido per tre anni.

🔍 La contro-narrazione del META: prove, smentite e ambiguità

Dopo la denuncia per calunnia e interruzione di pubblico servizio, i due attivisti coinvolti nel blitz all’allevamento di Pandino — affiliati al gruppo META, guidato da Valerio Vassallo — hanno pubblicato sui social una serie di dichiarazioni in cui negano ogni addebito. Sostengono di non aver mai fatto macellare alcun coniglio e accusano le testate locali di aver distorto i fatti. In particolare, parlano di una “esposizione falsata” e affermano di possedere registrazioni audio e prove fotografiche che dimostrerebbero la presenza di maltrattamenti.

Tuttavia, queste presunte prove non sono mai state rese pubbliche né depositate formalmente in sede giudiziaria. Nessuna testata ha potuto verificarne l’esistenza, e le autorità — ASL, Carabinieri e Guardia di Finanza — hanno confermato la regolarità dell’allevamento. Vassallo, noto per posizioni radicali e già coinvolto in altri procedimenti per aggressione, ha parlato di “controdenunce” e di un sistema che avrebbe “coperto” l’allevatore grazie a conoscenze influenti.

La vicenda ha generato una faida interna al mondo animalista, con associazioni come Centopercento Animalisti e AIDAA che hanno preso le distanze dal META, accusandolo di aver danneggiato la causa con un’azione impulsiva e mal gestita. Il dibattito si è spostato dai fatti al campo ideologico, dove la legittimità dell’attivismo sembra contare più della verità documentale.

Ad oggi, nessuna delle “prove” annunciate è stata pubblicata, e il caso rimane emblematico di come la militanza, quando non supportata da verifiche oggettive, possa trasformarsi in propaganda autoreferenziale. E in mezzo, come sempre, ci sono gli animali — e le persone — usati come pedine in una guerra di visibilità.

📌 Conclusione: l’attivismo che smette di proteggere

Il caso di Pandino non racconta un fallimento dell’allevamento, ma un abuso del concetto di tutela animale. I due attivisti hanno agito senza conoscenza né verifica, innescando una sequenza di interventi inutili, accuse infondate e danni alla reputazione. Le autorità hanno fatto il loro dovere, ma la stampa — tra semplificazioni e narrazioni contrapposte — ha alimentato la confusione.

La controdenuncia del gruppo META, guidato da Valerio Vassallo, ha cercato di ribaltare i ruoli. Ma le “prove” annunciate non sono mai apparse. Nel frattempo, l’allevatore è rimasto un bersaglio senza volto, difeso solo dai certificati ASL e dalle denunce formali.

Questo episodio dimostra che l’attivismo, se non è accompagnato da verifica, etica e responsabilità, può smettere di proteggere e iniziare a perseguitare. E quando la causa si piega all’ideologia, gli animali diventano accessori, e le persone strumenti da sacrificare.

È qui che si rompe l’equilibrio. E il rispetto, quello vero — sia per la vita umana che per quella animale — resta il grande assente.


📚 Fonti e approfondimenti

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Fabrizio Leone
Blogger da oltre 15 anni, faccio del mio meglio per diffondere fatti e non fallacie logiche o punti di vista polarizzati e distorti. In Sociologia i media sono definiti "il quarto potere" e a ben donde: le notizie plasmano l'opinione pubblica e molti abusano di questa dinamica.