Quando la fame incontra l'etica: il caso dello chef vegano alla mensa dei senzatetto

Nel 2016 lo chef vegano Simone Salvini ha fatto qualcosa di nobile: ha cucinato per i senzatetto alla mensa dell’Antoniano di Bologna. Un gesto solidale, senza dubbio. Ma il risultato? Proteste in sala. Alcuni ospiti hanno detto chiaramente: “A questo punto torniamo in strada. Abbiamo bisogno di carne!”

Salvini, noto anche per essere imitato da Crozza (quello che parla con la frutta), rimase spiazzato. Aveva preparato un menù vegetariano con pasta al pomodoro, ceci in umido, verdure arrosto e pan brioche con miele biologico. Il suo intento era offrire cibo buono e sano… ma evidentemente non aveva fatto i conti con la realtà energetica di chi vive per strada.

🍂 Etica alimentare vs bisogni concreti

La cucina vegana può essere etica, persino virtuosa. Ma quando parliamo di persone senza dimora, le priorità cambiano. Servono proteine, ferro, calorie dense. Serve energia per sopravvivere al freddo, alla fatica, alla mancanza di tutto. Non è questione di gusti, è questione di sopravvivenza.

E allora l’incomprensione si fa macroscopica: da una parte chi vive nella bambagia — e crede che le polpette di lenticchie bastino a rassicurare chi dorme sotto i ponti; dall’altra chi chiede carne, perché gli serve per stare in piedi il giorno dopo.


Fotografia dello chef vegano Simone Salvini

⚖️ Lo scontro tra due mondi

Salvini, da parte sua, ha reagito con stile. “Ho capito, cercherò di rendere il cibo più riconoscibile,” disse. Ma lo scontro culturale è evidente: una cucina pensata per i convegni TED incontra chi lotta ogni giorno con l’umido dei marciapiedi.

La mensa non è il posto per rieducare le papille gustative. È il luogo dove la fame incontra la dignità, dove servire una pietanza non è solo nutrizione ma anche rispetto per il vissuto di chi ce l’ha davanti.

L'ho detto e ripetuto spesso che i vegani non si rendono conto di poter fare la vita che fanno perché privilegiati. Vuoi per la salute che regge tale dieta, vuoi per il carico di lavoro fisico, vuoi anche per motivi economici. Questo caso è emblematico e lo spiega meglio di mie mille parole.

✍️ Conclusione

Non basta l’intenzione se manca l’ascolto. La solidarietà non può essere prescrittiva, e il cibo etico non è etico se disumanizza il bisogno. Prima delle zucchine crude, serve comprendere cosa significa avere fame.

Simone Salvini è un caso emblematico di persona in buona fede. La sua filosofia è semplice quanto condivisibile: "Il veganesimo non si impone. Va offerto, non predicato.". Per questo motivo riconosco la sua totale buonafede, e la "pecca" di non aver considerato le dure condizioni di vita di molti che vanno nella mensa dell'Antoniano gliela possiamo anche perdonare.

Fonti verificate

Domande frequenti sull'episodio della mensa vegana

Perché i senzatetto hanno protestato contro la cucina vegana dell’Antoniano?

Perché avevano bisogno di un’alimentazione più calorica e proteica, adatta alle loro condizioni di vita in strada, spesso caratterizzate da freddo, fatica e carenze nutrizionali.

Lo chef vegano ha sbagliato?

Non si tratta di errore, ma di un gesto solidale non calibrato. L’intento era buono, ma i piatti proposti non rispondevano alle esigenze nutrizionali dei destinatari.

Esistono piatti vegani adatti ai senzatetto?

Sì, purché siano energetici e completi: zuppe calde di legumi, cereali integrali, piatti ricchi di grassi buoni e proteine vegetali possono fornire nutrimento adeguato.

Come può la cucina solidale rispettare sia l’etica che il bisogno?

Attraverso ascolto e adattamento: si possono proporre piatti etici, ma va rispettato il vissuto e il fabbisogno di chi li riceve. Nutrire è anche un atto relazionale.

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Fabrizio Leone
Blogger da oltre 15 anni, faccio del mio meglio per diffondere fatti e non fallacie logiche o punti di vista polarizzati e distorti. In Sociologia i media sono definiti "il quarto potere" e a ben donde: le notizie plasmano l'opinione pubblica e molti abusano di questa dinamica.