Tanker Enemy bloccato? Secondo Straker è censura — la realtà è più infettiva

Ancora una volta Rosario Marcianò, alias Straker, trasforma un normale problema tecnico in un presunto complotto di stato. Questa volta, il bersaglio (o meglio, il mandante) sarebbe nientemeno che il Ministero dell’Interno, che — a detta sua — avrebbe oscurato il sito Tanker Enemy, in collaborazione con Google.

🔍 Il presunto “blocco” del sito

Tra il 17 e 18 febbraio 2016, Marcianò pubblica una serie di post allarmati e dettagliatissimi, denunciando la censura del suo portale.

Il primo è di un suo seguace che gli fa notare che il sito è stato segnalato come contraffatto e pone un rischio per i dati personali e bancari dell'utente (screenshot poco più in basso).
Non si tratta di un vero e proprio blocco, l'avviso dà la possibilità di allontanarsi dal sito, avere maggiori informazioni sul perché e in basso un link per ignorare l'avviso. 

La reazione di Straker? Censura del governo italiano, Google, le forze dell’ordine — tutti uniti per zittire la verità sulle scie chimiche e sull’ingegneria clandestina.

Tanker enemy segnalato come sito contraffatto

Il giorno successivo per dimostrare il “blocco”, Straker indica che il sito non è raggiungibile tramite browser come Chrome o Firefox, ma diventa visibile se si usa Anonymouse o browser alternativi. La teoria è semplice: Google vuole impedirgli di informare, ma lui conosce le falle del sistema.

Peccato non si sia concentrato sulle falle delle sue panzane.

🧪 La spiegazione reale: malware, non censura

Come mostrano gli screenshot integrati nell’articolo, il messaggio che appare non è opera del Ministero, ma del sistema Google Safe Browsing, che segnala contenuti potenzialmente dannosi. Il sito molto probabilmente conteneva elementi infetti: banner, plugin o script HTML che caricano codice malevolo, anche passivamente. Forse anche qualche link nei commenti lasciati dai suoi utenti (al secolo Gonzi) potrebbe aver scatenato il messaggio.

Questo tipo di alert è comune e si attiva automaticamente per proteggere gli utenti. Basta rimuovere il codice problematico e inviare richiesta di verifica a Google per rientrare nella whitelist. Nessuna censura, solo prevenzione antivirus.

E visti i suoi contenuti non mi stupisce si sia imbattuto in qualche sito o servizio poco onesto.

🐍 Ma nel mondo di Straker… anche gli spider sono minacce

Crawler di google al sito Tanker Enemy spacciati per minacce

Tra le perle del caso, Marcianò cita “una visita da Mountain View” — sede di Google — a una delle sue pagine come “minaccia sottile” sottolineando l'URL visitato che recita "a tuo rischio e pericolo".

In realtà si tratta di uno spider automatico (o crawler): un bot che verifica il corretto funzionamento delle pagine web. Ogni sito indicizzato ne riceve decine al giorno.

Nel web è normale vedere decine di accessi da Googlebot, soprattutto su pagine nuove, mi succede tutti i giorni. Non è sorveglianza, e nemmeno un segno che il blocco è un "complotto", non è nemmeno una minaccia — è crawling. E solo chi ignora il funzionamento della rete può scambiare un check automatizzato per una perquisizione digitale.

Oppure sa bene di cosa si tratta ma sapendo di rivolgersi a persone che lo ignorano lo strumentalizza a suo vantaggio, tipico inganno dei ciarlatani. L'url lo ha scelto lui stesso, che ci entrino i bot è più che normale, potrebbe aver richiesto lui stesso la scansione di quella precisa pagina per poi documentare la visita e spacciarla per minaccia.

📦 Quando la paranoia diventa branding

Non appena compare un avviso tecnico, Straker lo trasforma in una narrativa complottista: il Ministero vuole zittirlo, Google lo minaccia, la verità viene oscurata. I suoi sostenitori, ignari del funzionamento della rete, lo seguono compatti, rafforzando la sua reputazione: se il governo aiuta gli americani a tappargli la bocca le sue dichiarazioni prendono più valore ai loro occhi. Inoltre passa da vittima.

Peccato che la causa sia un codice infetto inserito volontariamente o tramite script esterni. Succede spesso con pubblicità non verificate o plugin obsoleti. Il blocco è **temporaneo**, risolvibile in pochi click — ma trasformarlo in censura è più redditizio.

🎭 Conclusione personale

La strategia è sempre la stessa: generare allarme, gridare al gombloddo, rifiutare ogni responsabilità tecnica. E ogni volta, non è mai un errore — è persecuzione. Eppure, mentre Straker urla alla censura, naviga liberamente su altri browser, pubblica post, e riceve le visite “minacciose” dei bot di Google.

Se il tuo sito è infetto, la rete te lo segnala. Se tu lo ignori, non sei censurato — sei semplicemente incompetente. E nella farsa del complottismo digitale, anche il 404 diventa una prova del regime.

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Fabrizio Leone
Blogger da oltre 15 anni, faccio del mio meglio per diffondere fatti e non fallacie logiche o punti di vista polarizzati e distorti. In Sociologia i media sono definiti "il quarto potere" e a ben donde: le notizie plasmano l'opinione pubblica e molti abusano di questa dinamica.