L'incapacità manifesta dei pubblicitari nostrani, che ci ricoprono di spot inefficaci molesti, sta crescendo a vista d'occhio. Il risultato è che la pubblicità italiana è fastidiosa. Dicono sia l'anima del commercio e fin qui è ok, ma non è ok spappolare i marroni al pubblico!
Ovviamente il fastidio scaturisce anche dal fatto che, secondo i "pubblicitari", ogni cianfrusaglia che vogliono vendere ti faccia conquistare decine di migliaia di belle ragazze che nemmeno l'harem di Saladino ai tempi d'oro.
Una di queste nozioni deturpate è che una persona deve sentir parlare di un prodotto, servizio o azienda per sette volte prima che si decida a comprare.
Ma non è lo stesso per i simpatici "pubblicitari". Loro non arrivano a cotanto Everest mentale e si fermano alla fossa settica compiendo la genialata:
Non paghi hanno pure peggiorato la cosa, inserendo il fastidio distillato ben 3 volte durante lo spot, così da piallarti la pazienza più volte invece che una sola, forse convinti che la soglia di attenzione dell'italiano medio è di mezzo secondo. Che in caso di uso prolungato di TikTok potrebbe anche essere realtà.
E quando qualcuno gli fa notare che se una pubblicità infastidisce il marchio viene preso in antipatia e non lo si compra nemmeno sotto coercizione, loro fanno appello alla loro autorità di "laureati in materia" per fugare "magistralmente" ogni dubbio sulla questione con una massima tanto breve quanto efficace: L'importante è che se ne parli!
Fateci caso fra l'altro che ormai molte pubblicità nemmeno ti dicono più cosa stanno pubblicizzando.
Fastidio e promesse campate per aria
Questi pubblicitari, che non so da quale scuola vengono fuori ma o non hanno capito niente o gli hanno insegnato malissimo, applicano per filo e per segno in modo tarato e cieco tutte le nozioni che ai corsi di marketing hanno provato a spiegargli, creando solamente spot che irritano.
Ovviamente il fastidio scaturisce anche dal fatto che, secondo i "pubblicitari", ogni cianfrusaglia che vogliono vendere ti faccia conquistare decine di migliaia di belle ragazze che nemmeno l'harem di Saladino ai tempi d'oro.
Sul serio: ormai tantissimi spot pubblicitari vogliono farti sentire bello, apprezzato, playboy.
Pochissime pubblicità che ti facciano sorridere o divertire.
Pochissime pubblicità che ti facciano sorridere o divertire.
I pochissimi esempi che mi vengono in mente di pubblicità "pulite" recenti sono solo quella dell'acqua briorossa e "A splendid Story of Chance" della Chanel. La seconda è molto carina da vedere: una ragazza carina e pulita come ormai non se ne vedono più (la cantante Angèle) che semplicemente si comporta da persona normale. Nessuna volgarità né nel trucco, né nel vestiario della ragazza e men che meno nel comportamento e gesti. Una rarità ormai. Non ho preso soldi per parlarne, anche perché sicuramente Chanel non sa nemmeno che questo sito esiste.
Quella della Briorossa è una pubblicità italiana molto semplice, ma come prima: è pulita e non cerca di farti sentire Cristo sceso in terra per aver speso 2 euro in un prodotto.
Nozioni imparate male e applicate peggio
Torniamo a quello che hanno imparato i pubblicitari, che già partono nello svantaggio di aver capito male e procedono pure ad applicarlo anche peggio.
Una di queste nozioni deturpate è che una persona deve sentir parlare di un prodotto, servizio o azienda per sette volte prima che si decida a comprare.
Adesso so già che hai capito bene e stai pensando, come me, che significa che si deve pubblicizzare per più tempo e con più mezzi: giornali, radio, televisione, cartelloni pubblicitari e così via. Così una persona vedendo la pubblicità diverse volte diventa un potenziale cliente perché si abitua e "familiarizza" con il prodotto e ragiona se comprarlo.
Ma non è lo stesso per i simpatici "pubblicitari". Loro non arrivano a cotanto Everest mentale e si fermano alla fossa settica compiendo la genialata:
Fanno pubblicità in cui ripetono il nome del prodotto o dell'azienda anche per decine di volte tutte insieme! Poco gli importa se nel processo stanno sfrangiando i marroni allo spettatore che nemmeno la santa inquisizione dopo una carestia.
Ma come si fa a pensare che ripetere un nome trecento volte in dieci secondi convinca qualcuno a comprare?
Altra genialata in voga fra questi cervelli liofilizzati c'è quella di usare rumori fortissimi e improvvisi in modo da attirare l'attenzione del pubblico. Roba che se stai mangiando mezzo distratto ti fa venire un colpo e per poco le penne all'arrabbiata non ti vanno di traverso.
Vogliono vendere qualcosa o stanno partecipando ad una battuta di caccia con i richiami?
Un po' come le pubblicità di Celentano, che hanno un volume assordante rispetto qualsiasi altra cosa, roba che ti fanno saltare dalla sedia. Per fortuna che dopo il flop di Adrian si è un po' vergognato e passa le giornate a giocare a briscola.
Incredibile come riescano a trovare nuovi e sempre più efficaci modi di rompere i marroni piuttosto di inventarsi qualcosa di utile.
Non paghi hanno pure peggiorato la cosa, inserendo il fastidio distillato ben 3 volte durante lo spot, così da piallarti la pazienza più volte invece che una sola, forse convinti che la soglia di attenzione dell'italiano medio è di mezzo secondo. Che in caso di uso prolungato di TikTok potrebbe anche essere realtà.
Evidentemente non vendevano e invece di capire di aver creato un abominio e cambiare rotta hanno calcato ulteriormente la mano. Dei geni veramente.
Fallimenti del marketing italiano
L'ho visto con i miei occhi! Questi personaggi festeggiano in pompa magna ogni volta che le loro tecniche di "marketing" distorte spingono la gente a lamentarsi pubblicamente del fastidio arrecato dalla televisione!
Non è che capiscono di aver rotto oltre ogni possibilità di riparazione i marroni, che il loro è marketing che allontana i clienti. No ci vorrebbe troppa materia grigia per arrivare a tanto.
Quelli festeggiano! Addirittura cercano di smerciare il loro manifesto fallimento come un gran successo, e si danno le pacche sulle spalle a vicenda e prendono nota su come "fare il botto".
Il botto dei marroni che, dopo essere stati gonfiati troppo, finiscono con l'esplodere.
Tanto le vittime siamo noi mica loro! Non so se si comportano così per mascherare la loro incapacità manifesta o sono genuinamente convinti che se la gente si lamenta della loro miserabile scusa di una pubblicità è tutta "esposizione gratuita".
Regola numero uno del marketing: non infastidire il potenziale acquirente
E quando qualcuno gli fa notare che se una pubblicità infastidisce il marchio viene preso in antipatia e non lo si compra nemmeno sotto coercizione, loro fanno appello alla loro autorità di "laureati in materia" per fugare "magistralmente" ogni dubbio sulla questione con una massima tanto breve quanto efficace: L'importante è che se ne parli!
Efficace a smascherare la loro totale incapacità nel marketing!
Oppure vogliono farmi credere che non sa di cosa parla nemmeno nemmeno Philip Kotler, il PADRE del marketing, che in uno dei suoi libri, Il marketing dalla A alla Z
(che ho letto tutto), afferma in modo inequivocabile di NON creare fastidio nelle persone, altrimenti quando si troveranno di fronte al tuo prodotto (come al supermercato) lo assoceranno al fastidio e non lo compreranno.
Oppure vogliono farmi credere che non sa di cosa parla nemmeno nemmeno Philip Kotler, il PADRE del marketing, che in uno dei suoi libri, Il marketing dalla A alla Z
Che incredibilmente è proprio quello che io e la gente continua a sostenere, ma i "pubblicitari" luminari la sanno lunghissima! Mica gliela si fa a loro!
Però scusate se mi fido di più di uno stimato esperto di marketing, che lo ha praticamente inventato, più di un rospo che mi fa sentire 300 mila volta una parola in 5 seondi o mi mette l'allarme di 'stoca*** così mi giro di scatto per vedere cosa sta succedendo.
E lasciamo perdere il fatto che hanno scoperto che in psicologia lasciare la libertà di scelta influenza molto più la persona rispetto al "consigliarla" o peggio farle percepire pressione o obbligo. Da allora le pubblicità, praticamente tutte, ti esortano a "scegliere".
Scegli il mio olio, scegli la mia televisione, libero di scegliere, la scelta libera.
Libero di scegliere!
E lasciamo perdere il fatto che hanno scoperto che in psicologia lasciare la libertà di scelta influenza molto più la persona rispetto al "consigliarla" o peggio farle percepire pressione o obbligo. Da allora le pubblicità, praticamente tutte, ti esortano a "scegliere".
Scegli il mio olio, scegli la mia televisione, libero di scegliere, la scelta libera.
La libertà di tirare fuori un po' di originalità però dove l'hanno lasciata? Nel curriculum pieno di "successi" fastidiosi?
Fateci caso fra l'altro che ormai molte pubblicità nemmeno ti dicono più cosa stanno pubblicizzando.
Capita che vedo uno spot e mi domando "cosa c**** stavano vendendo?", talmente sono concentrati sulle tecniche di lavaggio del cervello che si scordano che devono descriverti il prodotto in qualche maniera.
Conclusione
Il fenomeno qualche anno fa era più accentuato, forse a furia di "grandi successi" si sono accorti che le vendite erano calate sotto ai piedi e hanno licenziato qualche "luminare del marketing italiano".
Finché questi "professionisti" si laureano per corrispondenza al CEPU con voti pure bassi ci toccherà sorbirci tali manfrine, l'unica opzione è appunto non comprare i prodotti pubblicizzati in quel modo.
Magari così lo capiscono, perfino loro!