Che la PETA, la capofila di tutte le associazioni animaliste americane, fosse fin troppo controversa già lo si sapeva. Oltre il 90% degli animali che gli passano in mano viene soppresso. Ma stavolta hanno superato il segno e hanno rapito dalla sua casa il cane di una bambina, Maya.
Ma un Sabato dell'Ottobre 2014 il signor Wilbert, tornando a casa, nota la mancanza del cane, che di solito gli corre incontro a fargli festa non appena lo sente tornare. Decide allora di cercarla, ma non si trova da nessuna parte.
Come ultima spiaggia controlla i video registrati dalle telecamere di sicurezza per scoprire cosa è successo, e incredibilmente vede un furgone della PETA da cui sono scese due donne: sono entrate nella veranda, hanno preso il cane, lo hanno caricato nel furgone e se ne sono andate.
Come si ben capisce hanno violato una proprietà privata e hanno portato via un cane senza alcun motivo, visto che era in casa ed era impossibile scambiarla per randagia.
La bambina era ovviamente affranta, essendo affezionatissima al cane, e suo padre era giustamente infuriato con l'associazione.
Il signor Zarate ha quindi chiamato le autorità (lo sceriffo), visto che non avevano nemmeno portato le prove dell'abbattimento (che immagino richieda dei documenti e non la semplice parola di gente che ti entra in casa senza permesso), che ha provveduto a denunciarle per furto.
Il giudice ha respinto le accuse, sostenendo che dal video non emergessero intenzioni criminali — una decisione che ha sollevato forti critiche.
Fonte
E così è stato, e la questione si è fatta ben peggiore di quanto si pensasse.
Il rapimento di Maya, chiwawa di una bambina
Nella contea di Accomak, in Virginia, vive Wilbert Zarate (in alcune testate erroneamente riportato come Wilbur Cerate) insieme alla figlia e un piccolo chiwawa chiamato Maya. Il cane era stato regalato alla bimba, di soli sei anni, per rendere meno traumatico il trasferimento dal Messico agli States. Infatti la cagnetta teneva molta compagnia alla bimba che era ovviamente felicissima di avere una compagna con cui giocare.Ma un Sabato dell'Ottobre 2014 il signor Wilbert, tornando a casa, nota la mancanza del cane, che di solito gli corre incontro a fargli festa non appena lo sente tornare. Decide allora di cercarla, ma non si trova da nessuna parte.
Come ultima spiaggia controlla i video registrati dalle telecamere di sicurezza per scoprire cosa è successo, e incredibilmente vede un furgone della PETA da cui sono scese due donne: sono entrate nella veranda, hanno preso il cane, lo hanno caricato nel furgone e se ne sono andate.
Come si ben capisce hanno violato una proprietà privata e hanno portato via un cane senza alcun motivo, visto che era in casa ed era impossibile scambiarla per randagia.
La bambina era ovviamente affranta, essendo affezionatissima al cane, e suo padre era giustamente infuriato con l'associazione.
Maya soppressa in tempi record
Tre giorni dopo le due donne si sono ripresentate a casa loro portando in "dono" un cesto di frutta, comunicandogli che Maya era stata soppressa il giorno stesso del rapimento. Senza nessuna ulteriore spiegazione fra l'altro, l'hanno semplicemente eliminata in tempistiche troppo veloci. Soprattutto considerando che la cagnetta era in perfetta salute.Il signor Zarate ha quindi chiamato le autorità (lo sceriffo), visto che non avevano nemmeno portato le prove dell'abbattimento (che immagino richieda dei documenti e non la semplice parola di gente che ti entra in casa senza permesso), che ha provveduto a denunciarle per furto.
Il giudice ha respinto le accuse, sostenendo che dal video non emergessero intenzioni criminali — una decisione che ha sollevato forti critiche.
Fonte
La protesta
Ma alla gente una spiegazione così superficiale, frettoloso e parliamoci francamente stupida, non è andata a genio, e sono scesi in strada in centinaia per protestare e per far partire il processo alle due impiegate di PETA. Seconda fonteE così è stato, e la questione si è fatta ben peggiore di quanto si pensasse.
I retroscena inquietanti
Nel 2015 il signor Wilbert Zarate ha intentato causa contro PETA per il rapimento e uccisione di Maya.
Secondo la denuncia sarebbe emerso che le due donne avrebbero "pagato" con dei dolciumi dei bambini del quartiere cercando di convincerli a far uscire Maya dalla veranda, non riuscendoci si sono introdotte violando la proprietà privata prelevando il cane senza alcuna documentazione.
Secondo la testimonianza di un ex dipendente PETA sembra che l'associazione avesse la convinzione che la proprietà di animali sia una forma di schiavitù che li porta alla soppressione sistemica di animali sani e adottabili per questo motivo, la testimonianza spiegherebbe perché hanno percentuali di abbattimenti così alti.
La PETA ha inoltre cercato di minimizzare e giustificare l'accaduto sostenendo che il cane non aveva "alcun valore" e quindi il suo abbattimento non costituiva alcuna condotta oltraggiosa che richiedesse un risarcimento danni. Dichiarazione molto azzardata da parte di un'associazione animalista.
Inoltre l'associazione ha chiesto al tribunale di verificare se Wilbert si trovava legalmente negli Stati Uniti, creando ulteriore danno alla propria immagine: voleva far espellere la vittima e i cittadini l'hanno vista come una mossa razzista. Personalmente non credo fosse razzismo tanto quanto un tentativo di liberarsi della propria vittima senza ulteriore danno.
Nel 2017 infatti PETA ha accettato di risarcire l'uomo con 49 mila dollari per concludere il caso, ha licenziato le due donne e ha dichiarato si sia trattato di un malinteso. Ma i fatti fanno intendere tutt'altro.
Maya's Law
Ulteriore risultato della vicenda è stata la proposta della Maya's Law, legge di Maya, che mirava ad impedire alle associazioni animaliste di abbattere gli animali senza alcun motivo o autorizzazione.
Non è passata, ma la normativa è stata comunque modificata: nel 2015 la Virginia ha ridefinito il ruolo dei rifugi per animali.
Le strutture dichiarate come "shelter" hanno come scopo primario quello di far adottare gli animali, non di abbatterli. La legge avrebbe dovuto impattare pesantemente sull'operato di PETA, ma continua ad abbattere la maggior parte degli animali giustificando la cosa come "atti di misericordia".
Perdita di fiducia e danno di immagine
Nonostante continui ad operare secondo le sue idee estremiste, PETA ha subito un danno di immagine enorme. Il caso Maya ha segnato un punto di rottura nella percezione pubblica di PETA. Quando l’ideologia animalista si trasforma in dogma, il rischio non è solo quello di perdere credibilità — ma di tradire gli stessi animali che si pretende di difendere.
Fonti e approfondimenti
Per garantire la massima trasparenza e affidabilità, questo articolo si basa su fonti primarie e documenti ufficiali. Di seguito alcuni riferimenti utili per approfondire il caso Maya e il dibattito sull’operato di PETA:
- Il Post – PETA ha ucciso il cane di una bambina
- Why PETA Euthanizes – Il caso Maya e documenti legali
- Courthouse News – Virginia Family Says PETA Killed Their Dog
- Nathan Winograd – The Theft and Killing of Maya
- EFSA – Fats and Fatty Acids (per approfondimenti sugli omega-3)
Le fonti selezionate sono state verificate per contenuto, autorevolezza e coerenza con i dati riportati. Ogni affermazione è supportata da documentazione pubblica o testimonianze dirette.