Due parole sugli insulti alla Boldrini

Come successo altre volte mi è stato chiesto di dare spazio ad una propria opinione da una persona che vuole rimanere anonima, così ho fatto e ho dato spazio a questa opinione perché offre spunti interessanti di riflessione e discussione:
Come sapete, un paio di giorni fa la Presidente della Camera Boldrini ha pubblicato questo post.


Ora, a me personalmente gli insulti non piacciono, specialmente quelli così triviali, ma devo dire che mi piace ancora meno vedere un potente che fa la voce grossa minacciando querele. Uno spettacolo indecoroso a cui abbiamo assistito più volte negli ultimi anni. Chi si ricorda di quando nel 2003 Silvio Berlusconi se ne uscì con una sparata pressoché identica a quella della Boldrini? Dichiarò che avrebbe “preso le generalità di chiunque lo avesse ingiuriato” ma l’opinione pubblica si comportò in modo completamente diverso. Oggi manifesta solidarietà alla Boldrini lanciando invettive contro l’effetto nocivo dei social network sul self-control dei suoi utilizzatori, mentre dieci anni la sua reazione fu… beh, questa:



In effetti i politici vengono insultati dall’alba dei tempi e dall’alba dei tempi minacciano ritorsioni. Non solo la satira ma anche lo sberleffo e l’insulto vero e proprio rivolto ai sovrani, in molte epoche è stato duramente punito. Tanto che molto spesso il popolo ha deciso di chinare la testa, ma che io ricordi questa è la prima volta che, oltre a chinare la testa, addirittura difende il potente di turno. La reazione più comune, e anche la più comprensibile, è sempre stata quella della vignetta di Vauro.

A cosa è dovuto un simile fenomeno? Probabilmente a due fattori: il primo è una diffusa paura di internet dovuta principalmente all’ignoranza di molti. Mi riferisco sia al fatto che molta gente non conosce internet, e pertanto lo vede come un luogo oscuro dove avvengono cose orribili, sia alla legittima paura di chi internet lo conosce e ha una legittima paura di chi lo usa senza saperlo usare. Strumenti che fino a quindici anni fa erano appannaggio dei soli nerd, ovvero di un elite preparata, oggi sono a disposizione di chiunque, compresi coloro che agiscono in base alla demenziale convinzione che “internet non sia la vita vera”. Per citare un commento che ho letto in giro, “è stato come dare uno Stradivari a un gorilla”. Purtroppo il progresso ha anche i suoi lati negativi, e se c’è un prezzo da pagare perché più persone possibili possano avere accesso alle innovazioni tecnologiche io sono disposto a pagarlo.
Il secondo motivo è che la Boldrini è una donna. Mi fanno parecchio sorridere coloro che affermano che “la gente odia la Boldrini perché è donna e antirazzista”. Semmai è il contrario: i politici in Italia vengono insultati tutti i giorni (fatevi un giro sulla pagina di Matteo Renzi) ma nessuno si scandalizza finché a essere vittima delle ingiurie non è una donna. Chi dice che la Boldrini viene insultata in quanto priva del cromosoma Y ragiona come gli antivaccinisti, convinti che un bambino si ammali per via dei vaccini ma che non provano mai a fare l’esperimento contrario, ovvero chiedersi: “Cosa sarebbe successo se il bambino non fosse stato vaccinato?”. Ovviamente si sarebbe ammalato molto prima e molto più gravemente.

Detto questo,ho una mia teoria sul perché la Boldrini stia sulle balle a tanta gente. Al di là dell’ovvio risentimento nei confronti della attuale classe politica e in particolare dello schieramento a cui appartiene la terza carica dello Stato, ciò che spinge tanta gente a odiarla è che incarna uno sterotipo negativo delle persone di sinistra e progressiste: un personaggio privo di spirito, convinto di avere la verità in tasca, così concentrato sulla forma da fregarsene della sostanza, incapace di mettersi in discussione, accecato dalla nobiltà dei propri stessi ideali al punto tale da non capire quando si sta comportando in maniera opposta ad essi, ignorante, incapace di dialogare con chi non la pensa come lui, più interessato a sembrare giusto che a esserlo veramente, incredibilmente semplicistico nelle sue analisi… insomma, ci siamo capiti.

Un’immagine che non piace alle persone di destra, ma che secondo me dovrebbe preoccupare ancor più quelle di sinistra. Personalmente mi sono trovato più volte a discutere con elettori di Salvini, lettori di “Libero” e altra gente simile, e chiaramente sono stato accusato di essere un “sinistrino pacifinto, rosso, sinistroide, con il cuore a sinistra e il portafogli a destra, zecca piddiota dei centri sociali, sinistrato ecc. ecc.”; chiaramente mi piacerebbe molto poter rispondere a questi insulti dicendo “Guarda che questo personaggio esiste solo nella tua testa”, ma purtroppo non è vero: gente in carne ed ossa che corrisponde perfettamente a questo stereotipo esiste davvero.

Qualcuno potrebbe pensare che si tratti solo di un problema di immagine, di simpatia o antipatia. In realtà si tratta di un problema serio, che riguarda la nostra incapacità di affrontare certe tematiche (come ad esempio immigrazione o razzismo) in maniera concreta. A destra non si riesce a parlarne senza diventare catastrofici, mentre a sinistra domina il dilettantismo.
Per fare un esempio, qualche mese fa un giornalista di FanPage pubblicò un articolo in cui dava addosso al “dittatore Boko Haram”. Non faccio il nome del giornalista perché non mi interessa tanto prenderlo per il culo quanto far notare che in Italia per affrontare certi argomenti, anche a livelli molto alti (parliamo di FanPage, che può piacere o non piacere ma è un giornale online letto in tutto lo stivale), non occorre la minima preparazione. Basta imparare a memoria un paio di slogan, assumere un tono da persona aperta e tollerante, aggiungerci un paio di sfottò ai cosiddetti “fascioleghisti” (che, per carità, possono stare sulle balle anche a me, ma magari prima di sfotterli assicurati di avere una morale superiore alla loro) e le simpatie del pubblico sono assicurate.
Ma non è così che funziona: l’analisi sociopolitica, così come la lotta per i diritti civili, è una cosa seria, che non si può portare avanti nascondendosi dietro una maschera da Lisa Simpson dei poveri, rifugiandosi in un mondo immaginario fatto di buoni e cattivi, né tantomeno (anche se non è il caso della Boldrini) “blastando” l’avversario politico per godere dell’approvazione della propria fazione. Molto spesso sarà necessario rendersi impopolari presso i propri stessi sostenitori, dir loro delle verità che non vorrebbero sentirsi dire, proporre soluzioni radicalmente diverse rispetto a quelle a cui sono abituati. Tutte cose che non riuscirai mai a fare se il tuo primo e ultimo pensiero non è cambiare le cose in meglio ma apparire come il “buono” della situazione.

Detto questo, la Boldrini non è affatto il peggiore esempio di questa mentalità. Ci sono persone moooolto peggiori di lei. Ad esempio, le sue battaglie da prima elementare contro il “sessismo” scompaiono se paragonate a quelle di Lorella Zanardo o di Annamaria Arlotta, il suo antifascismo da operetta non è niente se paragonato a quello di Saverio Tommasi. La Boldrini, però, essendo in una posizione molto importante, diventa rappresentativa di tutte queste persone. Se gli italiani se la prendono con lei e non con Annamaria Arlotta, è perché quest’ultima la maggior parte di loro manco sa che esista.
Suppongo sia per questo che nella Storia moltissimi politici hanno preferito ignorare signorilmente gli insulti che venivano loro rivolti, perché sapevano non essere rivolti a loro personalmente ma a ciò che culturalmente rappresentavano.
Se poi la Boldrini questo non lo capisca o semplicemente faccia finta di non capirlo, è una cosa che può sapere solo lei.