Donne musulmane esaltano la violenza domestica?

Secondo quanto riporta Milo Yiannopolous un paio di donne musulmane australiane hanno difeso il pestaggio delle donne da parte dei mariti. Ho visto il video: le due si sono piazzate di fronte una telecamera e hanno difeso l'islam dalle critiche mossegli, fra cui che è barbaro e violento con le donne. Le due hanno quindi deciso di mettere le cose bene in chiaro e "nel loro contesto" per affermare che l'islam non ha difetti e va tenuto così come è, sottolineando come l'uomo sia il protettore e mantenitore della donna.
Dopo aver ribadito che "l'uomo mantiene e protegge la donna" e che hanno entrambi le stesse responsabilità nel difendere la famiglia, roba che ricorda molto la nostra casalinga, figura che le misandriche vorrebbero rendere illegale (sul serio).


In ogni caso hanno definito la famiglia come "fondamento" e che "nessuno opinerebbe sull'importanza della cosa"... ah, l'immunità dalle critiche le ha rese ingenue...

Dopo aver letto la definizione di una parola strana concludono con "Quindi l'uomo è il governatore, protettore, gestore e direttore degli affari delle donne".
Insomma gestiscono tutto gli uomini, le donne non hanno voce in capitolo.
Certi passaggi sono difficili da comprendere, su questa in particolare ho un dubbio: pare dica che se una donna ha una fonte di guadagno lui debba prendere i soldi e gestirli in prima persona.
Ma su questo non sono molto sicuro quindi questa frase è da prendere con le pinze, anche se ho conosciuto donne sposate con musulmani che hanno i soldi sempre contati perché decide tutto il marito, ma i singoli individui non fanno testo.

Quello che hanno fatto le due donne è stato difendere la vecchia figura della famiglia, che avevamo anche noi: quella del padre padrone che lavorava per la famiglia con la donna che badava ai bambini.
Fin qui nulla di male per chi volesse vivere in quel modo, ho sempre detto che la misantropia compie un'empia cagata nel criminalizzare lo stile di vita altrui, quello che mi stupisce è che appunto tutto questo se lo facciamo noi è maschilismo e patriarcato ma se lo fanno i musulmani è femminismo concentrato e allo stato puro... ma è un'altra questione.

Sostengono anche che essere il responsabile della famiglia è un peso, non un privilegio, non potrei essere più d'accordo: spacciarlo per privilegio, quando l'uomo magari va in miniera, pulisce le fogne o va in guerra per tenere la famiglia è veramente una cretinata.
E fin qui tutto bene.

Poi arrivano al concetto di "obbedienza".
Come si incastra il concetto di obbedienza se hanno asserito che l'uomo e la donna sono di pari valore? Siccome lui ha "la responsabilità" può dire alla donna cosa deve fare, e quando lui non c'è lei deve consigliarlo, difendere sé stessa (la sua dignità e onore, e vorrei approfondire cosa intendono con questo) e la proprietà del marito. E l'obbedienza è buona perché si parla di "volontà" di obbedire, non di obbligo a farlo, perché è una legge religiosa e loro sono ben felici di seguire tutte le regole che vengono dal corano...

Che in tutto comprende anche picchiarla... sempre secondo la legge coranica.

Se una donna è disubbidiente, o si ribella sostengono sia la traduzione più esatta, l'uomo deve prendere provvedimenti per fare in modo che "la famiglia non si sfasci" o lei vada contro la legge del corano. Secondo loro quindi un marito non picchia la moglie per un semplice litigio, ma la picchia per qualcosa di molto serio e che potrebbe rovinare il matrimonio, come il tradimento o il peccato.

Lui non sta agendo per rabbia o frustrazione, lui sta agendo secondo i dettami di Allah, che gli ha dato i mezzi per "correggere" la donna che sta "peccando".

Alcuni mezzi li abbiamo visti anche da noi: una ragazzina che viveva troppo da occidentale e non metteva il velo è stata rapata a zero, dopo numerose pressioni e tagli di ciocche precedenti, per portarla sulla "retta via" della legge coranica.

Però anche la donna può agire se il marito è "ribelle": può chiedere ad un membro della famiglia di riconciliare i due... eh.

Ma "la bellezza della legge di Allah" è che l'uomo può agire per gradi verso la moglie "ribelle" alla legge coranica (anche verso di lui, perché il corano dice che deve ubbidire a lui, quindi va tutto a parare là): prima può rifiutarsi di bombare, poi può allontanarla dal letto, e solo per ultimo grado ma non è obbligato  può picchiarla. Ma la picchia in modo simbolico usando un fazzoletto o uno stecco che usano per lavarsi i denti.

Su questo si può dire poco, il problema è che questa del "non harsh beating" è un'interpretazione, e di interpretazioni ce ne sono diverse. Tanto meglio quanta più gente segue questa interpretazione, sempre meglio del pestaggio con bastoni (come interpretano altri), ma è anche vero che non tutti la seguono.

In ogni caso, per quanto sia vero che molte donne nel mondo islamico sono oppresse e anche picchiate, non si può dire che le due abbiano difeso e sostenuto la violenza domestica.
Dal modo in cui parlano si evince chiaramente che sono fin troppo esaltate dalla religione, seguono tutto quello scritto nel corano passo passo e guai a sgarrare, un approccio simile non è mai troppo salubre, ma c'è da riconoscere che per lo meno non hanno detto che è giusto picchiare le donne, come le accusa Milo.

Insomma, per concludere, nel caso specifico queste due donne appaiono seriamente invasate e fin troppo attaccate alla legge coranica, ma non hanno di certo difeso il pestaggio delle donne, hanno difeso la loro interpretazione della religione, che risulta essere leggermente più moderata di altre (la donna che non può fare nulla, e se proprio lavora è il marito a gestire tutto, è comunque ben lungi dall'essere "libera").
Sarebbero da attaccare quelli che la interpretano in modo più violento, come questo tizio nel "sermone del Venerdì" apparso nella televisione del Qatar:



Il grado di boiate che riesce a sostenere con serietà è fuori scala, incalcolabile.
Ma in ogni caso è quello il punto di vista da attaccare, non quello delle moderate, per quanto fin troppo fissate con la religione.

Le due genie