Esperimento per verificare i bias contro le donne nei colloqui di lavoro

AAaaah, il wage gap! Aaahhh, la disoccupazione femminile! Aaaahh, la tauromachia!!!
Quante ne sentiamo riguardo le donne e il mondo del lavoro? Tantissime. E la quasi totalità delle volte la spiegazione, ridicola, che viene vomitata è il "sessismo" oppure il "patriarcato".
Ma prima le premesse: un sito web che fa da tramite fra datori di lavoro (o chi in vece loro) e lavoratore offrendo un modo per condurre delle "interviste" (colloqui) telematiche attraverso chat e voce. Ad un certo punto una persona che gestisce il sito (una donna) si è domandata come mai analizzando i dati di un migliaio di interviste le donne avessero performance così basse rispetto gli uomini...


Donne spacciate per uomini e uomini spaccati per donne


Per verificare se il bias (pregiudizio) contro le donne fosse la causa nel sito è stato implementato un plug in di modulazione della voce in tempo reale, così da far sembrare le donne uomini e gli uomini donne. Invertendo i sessi così da verificare che le performance femminili non fossero fallate dal pregiudizio patriarcale.

Perché in effetti le donne "performavano" peggio degli uomini, in maniera significativa e tangibile, nonostante la parità di qualifiche, abilità ed esperienza. E in effetti a vederla in questo modo è strano, molto strano, e un po' si può anche simpatizzare con le donne che non si sanno spiegare il fenomeno (no, non sto diventando feminista).


E così i gestori di questa piattaforma, avendo notato loro stessi questo fenomeno, hanno ideato il test per verificare la presenza di pregiudizio nei confronti delle donne con appunto la modulazione in tempo reale della voce.
Ad intervistati ed intervistatori è stato semplicemente detto che per ragioni di privacy le voci erano state leggermente modificate.
Sono state fatte in questo modo 234 interviste (o colloqui, intervista è il termine inglese) di cui un terzo erano donne. Sono stati suddivisi in tre gruppi: uno con la voce normale, un altro con la voce modulata e il terzo con voce modulata e con pitch cambiato.

Il risultato dell'esperimento (possiamo chiamarlo così?) è stato contrario a quanto si aspettavano: il cambio del sesso non ha sortito alcun cambiamento.
Nessun bias, il trend è stato confermato: gli uomini hanno un punteggio migliore e passano più test rispetto le donne, anche se l'intervistatore è convinto che siano donne.
Mentre le donne passano meno test e hanno una valutazione più bassa (non di tanto, mezza stella su 4 rispetto gli uomini) sia se si sa che sono donne sia quando l'intervistatore le crede uomini.

Insomma, nessun sessismo, nessun pregiudizio (anzi, la valutazione a questo punto rimane confermata come piuttosto superpartes). Ma allora il problema quale è visto che si prendono spesso in esame donne con le stesse capacità, qualifiche ed esperienza degli uomini?

Insicurezza

Ebbene, i gestori del sito hanno notato un trend particolare: le donne abbandonano la piattaforma sette volte più rispetto gli uomini dopo aver fallito un colloquio.
In pratica le donne sono maggiormente portate a demoralizzarsi ma soprattutto a sottostimare le loro capacità e risultati.

Perfino il professor Dunning (dello studio Dunning-Kruger) insieme a Ehrlinger hanno condotto uno studio sul modo di valutare sé stessi e l'impatto con le performance date. E il risultato è stato che le donne sottovalutano il proprio risultato molto più spesso rispetto gli uomini.
Addirittura non partecipano a gare e concorsi scientifici perché convinte di non poter vincere.

E' questo che probabilmente frega le donne: capaci ma insicure, e che hanno difficoltà a riprendersi dopo un fallimento. Questo ovviamente tendenzialmente, in linea generale.

A dare più peso a questo fatto c'è la comparazione fra le performance di uomini e donne che abbandonano dopo un colloquio fallito: identiche. Insomma, non è il sesso a fregare, quando la scarsa autostima e l'insicurezza.

Giovani, i datori di lavoro guardano molto all'atteggiamento!


Lo so, il test non è condotto da scienziati, non è pubblicato su una rivista e i numeri sono piuttosto esigui (anche se non bassissimi). Però non credo sia irreale, e fa ragionare.
Ringrazio Marco per avermi fatto leggere l'articolo originale